Sudan

La sua Storia e altre foto

Diga di Roseires sul Nilo Azzurro

Impregilo (Impresit-Girola-Lodigiani)

(1964 - 1966)

Il mio primo cantiere. La mia gavetta. Turni di notte alternati a turni di giorno di 10 ore ciascuno per 6 giorni e 1/2 alla settimana e sveglia alle 5. Sė, ma anche grandissime soddisfazioni. C'era una grande emulazione e l'Impresa ti trattava come un figlio. Per le famiglie dei dipendenti non mancava niente al villaggio distante un paio di chilometri dal cantiere: dalla piscina al cinema all'aperto ai campi da tennis, persino un intrattenitore che organizzava feste e gare di bicicletta.

Noi single trascorrevamo il venerdė pomeriggio (unico momento di riposo) a pesca sul Nilo, a caccia di coccodrilli o  partecipando ai safari fotografici.

La diga č lunga 1.100 metri nella parte in calcestruzzo e ben 13 km per quella in terra situata alle due estremitā di quella in calcestruzzo. La sua altezza di 40 metri č pari a quella di un edificio di 13 piani. Al centro sono sistemati gli sfioratori e le prese di fondo. La struttura č quella di una diga a speroni.

Io ero addetto alla supervisione della costruzione della diga in calcestruzzo. Questo veniva preparato nell'impianto di betonaggio e arrivava con delle autobetoniere che scaricavano nelle benne di 5 mc, sospese alle funi del blondin.

 

Scaricato il calcestruzzo questo veniva distribuito nel concio e vibrato con pesanti vibratori alti un metro dalla manovalanza sudanese, tutti di origine della tribų dei Dinka. Alcuni erano animisti, molti erano cristiani.

 

Erano i primi anni della guerra civile tra nord e sud del Sudan, tra mussulmani e cristiani. Un giorno si sparse la voce che i guerriglieri stavano raggiungendo il cantiere. Io dovevo iniziare il turno di notte. Mi dissero che in caso di pericolo dovevamo salire tutti al coronamento, nella parte di diga ultimata, e togliere le scale a pioli per isolarci. Durante tutta la notte sentimmo un suono di tam-tam sempre pių vicino. Passammo tutta la notte in angoscia appollaiati sulla diga, ma fortunatamente non successe nulla.

All'arrivo dei monsoni (fortissime piogge continue) i lavori venivano sospesi per due mesi.

Alla ripresa di ogni stagione lavorativa la popolazione locale eseguiva un rito tribale beneaugurante. Tra musiche e danze veniva sgozzato un bue e il suo sangue versato sul terreno. Poi veniva fatto a pezzi ed era una gara a chi se ne accaparrava il maggior numero di pezzi da portare a casa.

Malgrado questi riti beneauguranti sfortunatamente successero, nei quattro anni di costruzione della diga, una decina di incidenti mortali alle maestranze italiane. Io stesso sono sfuggito ad un incidente che poteva mandarmi al Creatore: a pochi minuti dal suono della sirena che indicava la fine del turno, mi ero avvicinato ad una scala a pioli per andare in coronamento alla diga, quando mi piovvero da tutte le parti diverse mazze di almeno tre chili l'una lanciate dagli operai africani che volevano scendere dalla diga il pių in fretta possibile. Malgrado portassi il casco di protezione se una di queste mazze mi fosse piombata addosso non sarei ora qui a raccontarvi l'episodio.

A distanza di 45 anni ho rivisto, grazie ad Internet, la mia diga com'č oggi. Ecco le immagini prese dal satellite: