Giovan Battista Belzoni

1778 - 1823

Nato a Padova il 5 novembre 1778, Giovan Battista Belzoni parte per Roma a sedici anni per guadagnarsi da vivere. Poi si reca a Londra dove diventa saltimbanco. E' molto alto e di una forza prodigiosa. Dall'Inghilterra passa in Portogallo e successivamente in Spagna. Incontra a Malta un agente di Mohammed Ali che gli suggerisce di andare in Egitto, dove le sue conoscenze in campo idraulico, acquisite non si sa come, potrebbero essergli utili. Accompagnato dalla moglie, sbarca ad Alessandria nel 1815 ed offre i suoi servizi di esperto idraulico al vicere'. Fa venire a sue spese delle macchine dall'Inghilterra per il giardino del Palazzo vicereale di Sciubra. Lavora per due anni alla messa a punto e alla realizzazione del suo congegno destinato a facilitare l'irrigazione. Ma sebbene questo apparecchio fornisca acqua sei volte piu' della saquieh tradizionale, Mohammed Ali, influenzato dai suoi consiglieri, rifiuta di acquistarla. E' il fallimento totale per Belzoni, che si ritrova senza risorse.

Coglie al volo l'occasione che gli presenta il console generale d'Inghilterra Henri Salt. Si tratta dell'incarico, non facile, di trasportare a Londra la testa colossale di Ramses II che giace davanti al Ramesseum di Tebe. Provvisto del firmano che lo autorizza a requisire la manodopera necessaria, Belzoni parte da Bulacco, il porto fluviale del Cairo. Leggendo cio' che Belzoni scrive nei suoi "Viaggi in Egitto e in Nubia", si può seguire il cammino lento, difficile e irregolare verso il Nilo.

Aspettando un battello di dimensioni sufficienti, Belzoni visita le tombe della Valle dei Re. Successivamente si reca in Nubia e vede Abu Simbel; poi visita Philae, dove si impossessa di un piccolo obelisco per conto di Salt. Tornato a Luxor, non trova la

barca che aveva ordinato e allora tratta con dei battellieri che si incaricano di fornigliene una. Durante i preparativi, Belzoni scava a Karnak e scopre diciotto statue con testa di leone (la dea Sekhmet), una statua reale e delle sfingi che imbarchera' insieme con il busto di Ramses II, capolavori che oggi si possono ammirare nel British Museum di Londra. A Karnak le rovine sono in un disordine indescrivibile, le statue e i bassorilievi sono di chi puo' portarseli via. Belzoni per conto di Salt, e Drovetti per i suoi agenti, si affrontano apertamente, a volte

Ramses II
violentemente. Belzoni, mentre attraversa il tempio a dorso d'asino, viene assalito dagli agenti di Drovetti e si salva soltanto grazie all'intervento del suo nemico.

Portato a termine l'incarico ricevuto da Salt, grazie al suo ingegno, Belzoni torna ad Abu Simbel, accompagnato da tre inglesi e decide di liberare il tempio. Al termine di tre settimane di lavoro, i quattro uomini scoprono la porta e scivolano all'interno: si trovano circondati da magnifici oggetti d'ogni specie: pitture, sculture, figure colossali.

Nella Valle dei Re, Belzoni scopre la tomba del faraone Seti I° con il suo magnifico sarcofago di alabastro e ricopia con esattezza le pitture che ornano la tomba. Esposte a Londra, queste riproduzioni a colori attirano una folla così considerevole che Belzoni decide di esporle anche a Parigi, nel 1822, dove riscuotono lo stesso enorme successo.

Anche Champollion, che aveva appena decifrato i geroglifici grazie alla stele di Rosetta, va ad ammirarle e a copiarne i testi. Con questa esposizione, e con il suo libro tradotto in francese, Belzoni risveglia l'attenzione europea, ed aiuta Champollion ad ottenere i fondi necessari per il suo viaggio in Egitto.

Ma in quegli anni Belzoni compie anche altre imprese memorabili: riesce a penetrare in appena un mese nella Piramide di Chefren (e nella Camera del Re vi lascia scritto a caratteri enormi il suo nome, deprecabile autocelebrazione che vedra' generazioni di turisti imitarlo) e identifica il luogo dove sorgeva l'antica città di Berenice spingendosi sino all'Oasi di Siwah per ricercare quanto rimaneva del tempio di Ammone. In seguito, quando Mohammed Ali mette in atto la prima delle sue spedizioni scientifico-militari, Belzoni designa come meta prioritaria l'oasi di Siwah. A questa spedizione parteciperanno gli italiani Drovetti e Frediani, incaricati di rilevare la pianta della città di Siwah.

Poco dopo, iniziato un nuovo viaggio di esplorazione del Sudan e delle sorgenti del Nilo, G.B. Belzoni muore a Gwato, nel regno del Benin, il 3 dicembre 1823.