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Nato a Padova il 5 novembre
1778, Giovan Battista Belzoni parte per Roma a
sedici anni per guadagnarsi da vivere. Poi si reca
a Londra dove diventa saltimbanco. E' molto alto e
di una forza prodigiosa. Dall'Inghilterra passa in
Portogallo e successivamente in Spagna. Incontra a
Malta un agente di Mohammed Ali che gli suggerisce
di andare in Egitto, dove le sue conoscenze in
campo idraulico, acquisite non si sa come,
potrebbero essergli utili. Accompagnato dalla
moglie, sbarca ad Alessandria nel 1815 ed offre i
suoi servizi di esperto idraulico al vicere'. Fa
venire a sue spese delle macchine dall'Inghilterra
per il giardino del Palazzo
vicereale di Sciubra.
Lavora per due anni alla messa a punto e alla
realizzazione del suo congegno destinato a
facilitare l'irrigazione. Ma sebbene questo
apparecchio fornisca acqua sei volte piu' della
saquieh tradizionale, Mohammed Ali,
influenzato dai suoi consiglieri, rifiuta di
acquistarla. E' il fallimento totale per Belzoni,
che si ritrova senza risorse.
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Coglie al volo l'occasione che gli
presenta il console generale d'Inghilterra Henri Salt.
Si tratta dell'incarico, non facile, di trasportare a
Londra la testa colossale di Ramses II che giace davanti al
Ramesseum di Tebe. Provvisto del firmano che lo autorizza a
requisire la manodopera necessaria, Belzoni parte da
Bulacco, il porto fluviale del Cairo. Leggendo cio' che
Belzoni scrive nei suoi "Viaggi in Egitto e in
Nubia", si può seguire il cammino lento,
difficile e irregolare verso il Nilo.
Aspettando un battello di dimensioni
sufficienti, Belzoni visita le tombe della Valle dei Re.
Successivamente si reca in Nubia e vede Abu Simbel; poi
visita Philae, dove si impossessa di un piccolo obelisco per
conto di Salt. Tornato a Luxor, non trova la
barca che aveva ordinato e
allora tratta con dei battellieri che si incaricano
di fornigliene una. Durante i preparativi, Belzoni
scava a Karnak e scopre diciotto statue con testa
di leone (la dea Sekhmet), una statua reale e delle
sfingi che imbarchera' insieme con il busto di
Ramses II, capolavori che oggi si possono ammirare
nel British
Museum di Londra. A
Karnak le rovine sono in un disordine
indescrivibile, le statue e i bassorilievi sono di
chi puo' portarseli via. Belzoni per conto di Salt,
e Drovetti per i suoi agenti, si affrontano
apertamente, a volte
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violentemente. Belzoni, mentre attraversa
il tempio a dorso d'asino, viene assalito dagli agenti di
Drovetti e si salva soltanto grazie all'intervento del suo
nemico.
Portato a termine l'incarico
ricevuto da Salt, grazie al suo ingegno, Belzoni
torna ad Abu Simbel, accompagnato da
tre inglesi e decide di liberare il tempio. Al
termine di tre settimane di lavoro, i quattro
uomini scoprono la porta e scivolano all'interno:
si trovano circondati da magnifici oggetti d'ogni
specie: pitture, sculture, figure
colossali.
Nella Valle dei Re, Belzoni
scopre la tomba del faraone Seti I° con
il suo magnifico sarcofago di alabastro e ricopia
con esattezza le pitture che ornano la tomba.
Esposte a Londra, queste riproduzioni a colori
attirano una folla così considerevole che
Belzoni decide di esporle anche a Parigi, nel 1822,
dove riscuotono lo stesso enorme
successo.
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Anche Champollion, che aveva appena
decifrato i geroglifici grazie alla stele di Rosetta, va ad
ammirarle e a copiarne i testi. Con questa esposizione, e
con il suo libro tradotto in francese, Belzoni risveglia
l'attenzione europea, ed aiuta Champollion ad ottenere i
fondi necessari per il suo viaggio in Egitto.
Ma in quegli anni Belzoni compie anche
altre imprese memorabili: riesce a penetrare in appena un
mese nella Piramide di Chefren (e nella Camera del Re
vi lascia scritto a caratteri enormi il suo nome,
deprecabile autocelebrazione che vedra' generazioni di
turisti imitarlo) e identifica il luogo dove sorgeva
l'antica città di Berenice spingendosi sino
all'Oasi di Siwah per ricercare quanto rimaneva del tempio
di Ammone. In seguito, quando Mohammed Ali mette in atto la
prima delle sue spedizioni scientifico-militari, Belzoni
designa come meta prioritaria l'oasi di Siwah. A questa
spedizione parteciperanno gli italiani Drovetti e Frediani,
incaricati di rilevare la pianta della città di
Siwah.
Poco dopo, iniziato un nuovo viaggio
di esplorazione del Sudan e delle sorgenti del Nilo, G.B.
Belzoni muore a Gwato, nel regno del Benin, il 3 dicembre
1823.
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