Nelle mie ricerche all'Archivio di Stato di Messina, sono riuscito a risalire indietro fino al 1801, anno di nascita dell'antenato Letterio, possidente, residente a Messina. Sposatosi con Carmela Bertuccio, Letterio Prinzivalli ebbe 8 figli, di cui tre sono morti nella spaventosa epidemia di colera del 1854, mentre Francesco, il mio antenato diretto, nato il 22 aprile 1833 a Messina, darà origine al ramo emigrato in Egitto.
(Messina 22 aprile 1833 - Alessandria 22 gennaio 1885) |
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A 15 anni è possibile che abbia assistito alla sollevazione popolare antiborbonica ed al conseguente bombardamento di Messina da una nave al largo per ordine di re Ferdinando II, da allora soprannominato Re Bomba. A 23 anni sposa Maria Martinotti, e dall'Atto di matrimonio si viene a sapere che era impiegato. A 27 anni (1860) assiste al passaggio di Garibaldi alla testa delle sue truppe provenienti da Marsala e dirette in continente per andare a completare l'Unità d'Italia. Dopo avere avuto tre figli (Concetta nel 1861 ; Letterio nel 1863 ; Nicolò nel 1865), Francesco decide, nel 1866, di emigrare in Egitto. Avendo dei figli ancora in tenera età, si può supporre che sia stato costretto a questo passo decisivo, ma la causa è ancora da scoprire (condanna all'esilio ?). E' noto che nel 1866 Messina era sprofondata in una grave crisi economica provocata dall'imposizione delle nuove leggi "piemontesi": chiusura dell'unica industria esistente, quella della seta, e la revoca del Porto Franco. La città era anche in uno stato di grave crisi politica provocata dalla resistenza dei fedeli al re borbonico ed alla conseguente caccia spietata non soltanto ai considdetti "banditi" ma anche a tutti gli oppositori politici (mazziniani in testa).
Così, dopo essere sopravvissuto all'epidemia di colera di dodici anni prima, Francesco, con la sua partenza da Messina scampa anche allo spaventoso terremoto che nel 1901 doveva radere al suolo la città. Era forse predestinato a diventare il capostipite di una numerosa famiglia che oggi è sparsa in diversi paesi, dal Brasile agli USA, all'Argentina oltre che in Italia, naturalmente.
Giunto ad Alessandria d'Egitto, abita il quartiere del Forte Napoleone, quartiere di immigrati, ed esercita il mestiere di falegname, come risulta dall'atto di nascita di mio nonno Enrico. Ad Alessandria nascono nove dei suoi dodici figli.
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Cartolina postale del primo '900 |
Ma le peripezie della famiglia non sono finite: nel 1882 la città di Alessandria, a seguito di sommosse xenofobe antieuropee, viene bombardata dalle navi inglesi ancorate nel porto, preludio all'occupazione inglese dell'Egitto. La città viene distrutta, la gente scappa. Non si ha notizia di come sopravvissero, se si misero in salvo su una delle navi inviate dall'Italia per evacuare i connazionali, o se rimasero nascosti presso una famiglia araba. Si sa soltanto che Francesco morì ad Alessandria il 22 gennaio 1885 a soli 51 anni. Fù sepolto nel Cimitero Civile e sulla sua tomba fu posta una lapide con l'epitaffio: "Libero pensatore", segno che era iscritto ad una delle Logge massoniche italiane allora esistenti in Egitto.
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